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Misticismo e religiosità.

Ricco di tombe e di necropoli, il Gargano viene riconosciuto, dai suoi abitanti, come luogo più vicino ai misteri divini. Numerosi sono i santuari sorti, in epoche remote, molto precedenti all’apparizione dell’Arcangelo Michele, e numerose sono le leggende che popolano il promontorio.

Una di esse è quella che narra l’approdo, in terra garganica, dei soldati di Diomede.
La storia ha inizio con la scoperta, da parte di Diomede, di ritorno ad Argo, dell’infedeltà della moglie, Aigialeia. Invece di affrontarla, l’eroe riprende la via del mare e sbarca sulle coste del Gargano, dove ad attenderlo trova Dauno, re saggio, il quale è oppresso dalla minaccia di una invasione da parte dei Messapi.
Innamoratosi della figlia di Dauno, Evippe, Diomede decide di assumere il comando delle truppe daune e scaccia i Messapi.
Come dono, re Dauno, concede a Diomede la mano di sua figlia. Ma la sua felicità è destinata a durare poco perché, Afrodite, in collera con Diomede per avere rubato il Palladio di Troia, istiga Aleno, fratello di Diomede, a rapirgli Evippe.
I due fratelli lottano sanguinosamente, ma alla fine Aleno muore.
Affranto per la morte del fratello, Diomede lancia una maledizione: i campi della Daunia, non produrranno frutti, se a coltivarli, non saranno i suoi discendenti.
Trovò la morte sulle isole Tremiti, dove a piangere la sua scomparsa, ogni notte, si sentono le diomedee, gabbiani il cui canto notturno ricorda il verso di un neonato, e secondo la leggenda, sarebbero i compagni dell’eroe che, caduti in acqua, vennero trasformati in gabbiani da Giove.
Anche le Tremiti vengono chiamate Diomedee, e su San Domino pare vi sia il sepolcro dell’eroe omerico.

Un altro mito che si diffuse in passato, era quello di Calcante. Costui, secondo Omero, era l’indovino che predisse la fine della guerra di Troia.
Il culto di Calcante si venerava in una grotta, la stessa scelta in seguito dall’Arcangelo Michele, e chissà che il culto di quel luogo non abbia la stessa origine.

Singolare il tronco secco di Ischitella.
Davanti al piccolo convento di San Francesco, ad Ischitella, si innalza un tronco nero e secco, relativamente liscio, ma con varie ramificazioni, contorte e bitorzolute, tali da sembrare una mano rivolta al cielo. Secondo la leggenda, il fraticello di Assisi, per lasciare un segno del suo passaggio sul Gargano, affondò il suo bastone di “pellegrino” nel suolo. Il bastone con il passare del tempo, germogliò, e adesso, spoglio delle sue fronde, sta lì, muto testimone del fatto avvenuto secoli fa.

L’apparizione dell’Arcangelo Michele segnerà per sempre il futuro di questo luogo, rendendolo meta di pellegrinaggi. Pellegrinaggi che, fino al nostro secolo, non si sono mai fermati, ma che anzi hanno trovato nuovo alimento con l’esplosione di un altro caso divino: Padre Pio da Pietrelcina.

Ma tanti sono i luoghi mistici del Gargano, quasi in ogni paese del promontorio, e tutti con una loro storia particolare, legata ad un’apparizione o ad un fenomeno inspiegabile.