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Le Isole Tremiti

Non molto lontano dalle coste garganiche, affiora l’arcipelago delle Tremiti, composto da cinque isole: San Nicola, San Domino, Caprara, il Cretaccio, e la più lontana Pianosa.

Le coste frastagliate delle isole Tremiti sono ricche di grotte marine, calette, faraglioni, mentre la vegetazione che le riveste è composta da pinete e macchia mediterranea.

Lo spettacolo dei fondali non è da sottovalutare, con la fauna marina, ricca di orate, spigole, aragoste, dentici, seppie e così via, che trovano, in queste acque incontaminate, un posto ideale per riprodursi.

Nel 1989 è nato “il Parco Blu”, a difesa di questo stupendo paesaggio.
Sull’isola di San Nicola, sede del municipio, c’è un piccolo villaggio, immerso nel verde, dove si trova una colossale abbazia dell’ VIII secolo, data in affidamento ai benedettini, Santa Maria al Mare.

Con il passare degli anni, l’abbazia si espanse sempre più, e con essa, le sue strutture difensive, finché non diventò una vera e propria fortezza, con una flotta di navi ed un esercito.
La sua potenza crebbe al punto che riuscì a resistere al violento attacco portato da Solimano II nel 1567.

Solo nel 1782, l’imperatore Ferdinando IV di Borbone riuscì ad espugnarla e successivamente, sotto Ferdinando II, venne trasformata in un carcere, e tale rimase fino alla fine del fascismo.

L’isola più grande, San Domino, veniva chiamata dai monaci, “orto del paradiso”, sicuramente per la ricchezza della sua flora.
Su San Domino, pare vi sia la tomba di Diomede, a guardia della quale ci sono le diomedee, che secondo la leggenda, sarebbero i compagni di Diomede, trasformati da Giove in gabbiani.
San Domino è anche il cuore commerciale delle Tremiti, con i suoi alberghi, villaggi e lidi.

Caprara è disabitata, e deve il suo nome, alle vaste piantagioni di capperi, che crescono spontaneamente sull’isola.
Per la bellezza dei suoi fondali, e per le sculture che la natura ha creato nel tempo, Caprara è considerata, sicuramente, la più bella ed interessante dell’arcipelago, dal punto di vista naturalistico.

Il Cretaccio, non è una vera e propria isola, ma piuttosto uno scoglio che lentamente il mare sta inghiottendo. Secondo una leggenda, qui venne giustiziato un detenuto, il cui fantasma lo popola di notte.
Poco distante vi è un altro scoglietto inquietante, composto da pietre nere, chiamato “La Vecchia”.
Il suo nome lo deve al fatto che quando sta per accadere qualcosa, nel bene e nel male, compare una vecchina intenta a cucire il cielo con il mare.

Distante svariati chilometri e meta dei pescatori più incalliti vi è Pianosa, che deve il suo nome appunto alla sua forma piatta. E’ popolata dai gabbiani, che vi nidificano e che trovano riparo anche vicino al faro, unico segno dell’uomo sull’isola.

Il giorno 3 ottobre del 1998 con una solenne cerimonia organizzata dall'Amministrazione Provinciale di Foggia, è stata calata in mare la statua sottomarina di Padre Pio, realizzata dallo scultore foggiano Domenico Norcia, autore di opere dislocate in musei e piazze di tutta Italia, ed è la più grande statua sottomarina mai realizzata.

Tre metri di Santità per un peso di dodici quintali più centoventi quintali di basamento. In quest’occasione l’immagine che di Padre Pio viene fuori dal lavoro dello scultore è insolita: non è il Frate umile e mite a cui siamo abituati, ma un colosso di fede ad essere calato negli abissi del Mare Adriatico, che in questa giornata diventa un oceano di spiritualità.

Le braccia sono aperte, ma non a croce rigida, quanto semmai protese verso un ideale abbraccio all’umanità.
Ed il capo volge chiaramente al cielo anche per agevolare l’incontro con lo sguardo appassionato del pellegrino che dalla superficie del mare volgerà verso l’uomo che sta per diventare Santo.


 



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